1 Bresciano su 2 soffre di ansia e depressione

Iscritivi alla newsletter

0% SPAM, 100% psicologia e crescita personale.

Indice

1) La preoccupante indagine condotta sugli studenti bresciani

Il Giornale di Brescia ci riporta i risultati di un’allarmante indagine, condotta sugli studenti dell’Università degli Studi di Brescia e non, che ha gettato luce sull’ombra della pandemia: un ragazzo su due sta affrontando il peso di sintomi depressivi e ansiosi. Ma ad aiutare le nuove generazioni un progetto nato dalla collaborazione di diverse istituzioni locali guidato dall’Irccs Istituto Centro San Giovanni di Dio–Fatebenefratelli di Brescia.

La Fondazione Cariplo, attenta alle esigenze dei giovani, ha deciso di metterci una pezza finanziando il progetto, che punta a fare breccia nei cuori e nelle menti degli studenti, insegnanti e genitori con percorsi di sensibilizzazione e prevenzione sulla salute mentale. Inoltre, per aiutare i ragazzi in difficoltà, il progetto promuove interventi psicologici e psicoeducativi indirizzati a quei giovani in bilico tra ansia e depressione.

A dimostrazione della crescente importanza di questa tematica, la Fondazione Cariplo ha deciso di finanziare i progetti con un corposo finanziamento: per il 2023 ha stanziato un budget di ben 3,5 milioni di euro.

2) Il ruolo della scuola e della comunità

Credo che la scuola e la comunità abbiano un ruolo cruciale nel garantire il benessere psicologico di questi ragazzi. Istituzioni educative, genitori e associazioni locali possono fare la differenza nella lotta contro i problemi di salute mentale. Principalmente in ottica preventiva, fornendo preziosi strumenti per combattere questi problemi sul nascere. Anche qui infatti, come in medicina, la prevenzione e la psicoeducazione costituiscono gli strumenti più efficaci per affrontare l’ansia e la depressione.

Cominciamo con la scuola: il primo passo è creare un clima di accoglienza e fiducia tra studenti, insegnanti e personale scolastico. Quindi è fondamentale promuovere il dialogo e lo scambio di idee, incoraggiando i ragazzi a parlare delle loro preoccupazioni e a cercare supporto quando ne hanno bisogno. Se ci pensi ciò è il contrario di quello che tante volte passa dai media o dai social, ad esempio che le persone forti non cercano aiuto e risolvono i loro problemi da soli. Ed anche Instagram e Tiktok creano delle idee distorte sulle vita, ad esempio mostrando le vite perfette di influencer e altre persone che non fanno altro che sbatterti in faccia le loro giornate da sogno. Inoltre, gli insegnanti potrebbero contribuire organizzando incontri e laboratori per discutere di tematiche legate alla salute mentale, idealmente con professionisti preparati e competenti. Un tema che ho particolarmente a cuore per i più giovani è quello di educazione alle emozioni: imparare a connettersi con il proprio corpo e capire i segnali che esso ci manda.

Anche i genitori rivestono un ruolo cruciale ovviamente. È essenziale costruire un rapporto di fiducia con i propri figli, ascoltandoli con empatia e fornendo loro sostegno incondizionato. Inoltre, i genitori possono lavorare insieme alle scuole e alle associazioni locali per partecipare ad iniziative di sensibilizzazione e formazione sulla salute mentale dei giovani. Ma più in generale dico sempre che un genitore deve esserci per i figli, a volte in maniera defilata, altre volte con più decisione.

Infine, il tessuto sociale della comunità può fungere da rete di protezione per i ragazzi in difficoltà. Associazioni, organizzazioni no profit e gruppi di volontariato possono offrire risorse e servizi che aiutino i giovani a navigare nelle acque agitate della vita moderna. In tal senso, la collaborazione tra scuole, famiglie e comunità può creare un ambiente fertile in cui i giovani possano crescere e sviluppare resilienza di fronte alle sfide della vita. Proprio riguardo il bisogno di relazione in adolescenza ho scritto questo articolo.

Ricordiamo, dunque, che la lotta per il benessere psicologico dei giovani è una responsabilità condivisa: bisogna cercare di fare rete tra i vari servizi ed i vari professionisti coinvolti.

Se ti piace questo tema ti invito a leggere la mia rubrica sui disturbi d’ansia.

3) Le colpe della società postmoderna

Un mulo annusa delle banconote e simboleggia l'uomo moderno in cerca di denaro

Mi chiedo spesso se condizioni come l’ansia e la depressione non siano in parte causate dalla società nella quale viviamo. Tendenzialmente la risposta che mi do è che viviamo in un contesto “facilitante” per questi disturbi ma individuare un nesso diretto di causa-effetto mi sembra azzardato. Si tratta di un discorso che andrebbe declinato sulla propria esperienza soggettiva e non può essere affrontato in maniera generale.

Ma quindi quali sono alcuni fattori negativi (o vere e proprie colpe) della società postmoderna riguardo l’ansia e la depressione?

  • Competizione e pressione sociale: fin da piccoli, i ragazzi sono esposti a un clima di competizione, sia nella scuola che nella società in generale. Si punta al successo e al raggiungimento di risultati sempre migliori, spesso a scapito del benessere psicologico. La pressione per avere buoni voti, trovare un lavoro prestigioso e guadagnare molto può generare ansia e insoddisfazione.
  • Confronto: l’avvento dei social media ha amplificato il confronto tra individui, portando a compararsi costantemente con gli altri. Le piattaforme online mostrano vite perfette e irreali, creando aspettative elevate e spesso irraggiungibili.
  • Isolamento e solitudine: nonostante l’iperconnessione, molte persone si sentono sole e isolate. La frenesia della vita moderna e l’assenza di una rete sociale solida possono portare a un senso di solitudine, che ci rende più vulnerabili ai problemi di salute mentale.
  • Consumismo e la perpetua ricerca della felicità: certe volte siamo degli asini che continuano a camminare perchè non riusciamo a raggiungere la carota davanti ai nostri occhi. La società occidentale promuove l’idea che la felicità si possa comprare, attraverso beni materiali e esperienze costose. Questo consumismo sfrenato porta a concentrarsi sugli aspetti esteriori della vita, tralasciando le relazioni umane e la realizzazione personale. La perpetua ricerca della felicità può, paradossalmente, generare frustrazione e insoddisfazione.
  • Stress e vita caotica: Brescia è una delle città trainanti dell’economia italiana. Con centinaia e centinaia di industrie è un grandissimo polo produttivo. Tuttavia la vita frenetica, il multitasking e l’esposizione continua a stimoli e informazioni possono creare stress e ansia. La mancanza di tempo per sé stessi e per il riposo mentale può portare a un senso di oppressione e a problemi di salute mentale.

4) Cosa possiamo fare a livello individuale

Nel mio profilo Instagram condivido piccoli pensieri e riflessioni che potresti apprezzare 😊

Ora, è lecito domandarsi cosa possiamo fare per vivere meglio e diminuire le sensazioni di ansia e depressione. Per lo meno mitigare le cause ambientali di questi fenomeni. Nella mia Brescia come abbiamo visto hanno raggiunto livelli preoccupanti ma la situazione non mi sembra dissimile da molte altre città italiane.

Per migliorare la propria vita e contrastare depressione e ansia, è fondamentale promuovere la collaborazione e il sostegno reciproco, utilizzare i social media in modo responsabile e autentico, coltivare relazioni personali significative, concentrarsi sulle esperienze e la crescita interiore, e prendersi cura di sé attraverso attività rilassanti e una gestione equilibrata del tempo. In altre parole alcuni aspetti della società ci portano in una direzione, noi possiamo provare ad andare nella direzione opposta.

Infine ricordati che sei hai bisogno d’aiuto esistono figure specialistiche ed in grado di fornirti l’aiuto che cerchi. Ad esempio io sono uno psicologo e mi occupo specificatamente di ansia e depressione.

Cerchi uno psicologo?
Mi chiamo Simone Zamboni e sono uno psicologo clinico. Ricevo a Brescia e online.