Educare i Figli allo Smartphone: Guida (Rilassata) per Genitori Moderni

Indice

Una famiglia utilizza lo smartphone a tavola

Alzi la mano quel genitore che non si è mai sentito un po’ perso nel gestire i figli e lo smartphone. È una delle sfide più grandi di oggi, ammettiamolo! Questi aggeggi sono ovunque, fanno tutto e sono ormai il centro della vita dei nostri ragazzi, tra scuola, amici e giochi. Vietarli? Impossibile, e forse neanche giusto. Lasciarli a briglia sciolta? Nemmeno per sogno! E allora, come si fa a trovare la via di mezzo? Spoiler: la soluzione non è un’app magica di parental control, ma un percorso fatto di buon senso, tante chiacchiere e, soprattutto, di buon esempio. Ecco quindi come si possono educare i figli allo smartphone.

Se non mi conosci io sono Simone Zamboni, sono uno psicologo, e mi occupo proprio di benessere digitale. In pratica “insegnare” alle persone come costruire un rapporto sano con la tecnologia è il mio mestiere. In questo articolo ti svelerò alcune tecniche e trucchi del mestiere, sei pronto? Cominciamo!

L’Esempio è Tutto: I Bambini ci Copiano!

C’è uno psicologo famoso, Albert Bandura, che diceva una cosa semplicissima: i bambini ci copiano! Imparano guardando quello che facciamo noi grandi, soprattutto mamma e papà. E questa è la regola numero uno quando si parla di educare i figli al cellulare. Quindi, la prima domanda da farsi è: che esempio sto dando? Sei sempre lì a sbirciare le notifiche mentre mio figlio mi parla? Passi la maggior parte del tempo incollato allo schermo come una sorta di dipendenza digitale?

Se vogliamo che i nostri ragazzi usino il telefono con la testa, dobbiamo essere noi i primi a farlo. Mettiamo via i telefoni a tavola o in camera da letto, per esempio. Un gesto del genere vale più di mille parole te lo assicuro! Insomma, educare i figli allo smartphone comincia da noi. Fai vedere che dialogare, ascoltare, uscire e avere passioni “vere” è più importante. Lo smartphone deve essere un oggetto a bassa priorità.

Un Patto è Meglio di una Punizione

Ok, dare l’esempio è il primo passo, ma servono anche delle regole. Un altro psicologo, Skinner, parlava di premiare i comportamenti giusti invece di punire sempre quelli sbagliati. E funziona! Invece di fare la guerra, proviamo a scrivere insieme a loro un “patto dello smartphone”. Una cosa semplice, scritta e firmata da tutti, che metta nero su bianco un po’ di punti fermi. Tipo:

  • Orari e tempi: a che ora si usa e per quanto tempo (es. un’oretta dopo i compiti).
  • Zone off-limits: quando il telefono va assolutamente messo via (mentre si mangia, si studia e prima di andare a dormire).
  • App sì e app no: potreste creare insieme tre cartelle sul telefono: “Scuola & Studio”, “Creatività & Hobby” e “Giochi”. In questo modo il ragazzo impara a categorizzare l’uso del dispositivo e a te sarà più facile definire le regole (es. le app “Giochi” si usano solo dopo i compiti).
  • Piccole responsabilità: prendersi cura del telefono, non dare la password a nessuno, rispettare gli altri online.

E quando rispettano il patto? Un piccolo premio, un apprezzamento sincero, un’uscita speciale o semplicemente del tempo passato insieme valgono oro! Funziona molto meglio che sequestrare il cellulare, che di solito porta solo musi lunghi. Così, come insegnare ai figli l’uso corretto dello smartphone diventa un gioco di squadra, non un ordine dall’alto.

Parliamone! Costruiamo Insieme il Pensiero Critico

Un altro psicologo con un nome difficile, Vygotskij, diceva che i ragazzi imparano meglio quando un adulto li guida, come un’impalcatura che li sostiene mentre costruiscono qualcosa. Ecco, nel mondo di internet, i genitori devono essere quell’impalcatura! Educare i figli allo smartphone non è solo spiarli, è soprattutto chiacchierarci.

Parlare è la tua arma segreta! Devi essere curioso per cercare di capire, non diventare il poliziotto dello smartphone. Invece di un interrogatorio, prova con un approccio curioso: “Ehi, ho visto che ridi guardando quel video, chi è? Ah, interessante, cosa fa di divertente?”. Oppure: “A che livello sei arrivato a quel gioco? Sembra complicato! C’è una community online con cui parli?”. Questo trasforma il controllo in condivisione e ti permette di entrare nel mondo digitale di tuo figlio dalla porta principale. Se apriamo questa porta, sarà più facile parlare di argomenti tosti come il bullismo online, le notizie false, la privacy e i pericoli di internet. Un figlio che sa di poterci raccontare tutto, senza paura di essere giudicato, è un figlio molto più al sicuro.

Alleniamo l’Autocontrollo e Gestiamo la Noia

Stare troppo sul telefono, può mandare in tilt vari sistemi cerebrali, ad esempio quello della ricompensa. Il cervello si abitua a volere tutto e subito, grazie a quella scarica di adrenalina che arriva da un “like”, da una notifica o da uno scroll. E così, diventa difficilissimo sopportare la noia o la frustrazione, con il risultato che poi si fatica a concentrarsi sui compiti, si perde subito la pazienza o si abbandona un’attività alla prima difficoltà. D’altronde come puoi pretendere che tuo figlio studi matematica per 1 ora quando dall’altra parte ha contenuti iper-stimolanti, sempre accessibili e sempre nuovi?

Parte del nostro lavoro nell’educare i figli al cellulare è aiutarli a “regolarsi da soli”. Insegnargli a capire quando è ora di dire basta, a non prendere in mano il telefono appena si annoiano un secondo. Spingiamoli a fare sport, a leggere un libro, a uscire, o anche solo a non fare niente! È così che si allena l’abilità della pazienza e dell’autocontrollo. Creare queste buone abitudini digitali è un regalo che si porteranno dietro per sempre.

Alla fine della fiera educare i figli allo smartphone è un percorso. Come hai visto ci vogliono coerenza, tanto dialogo e un sacco di fiducia. Se facciamo così, quello che sembra un problema enorme si trasforma in un progetto di famiglia. Se invece credi che il problema possa essere una vera e conclamata dipendenza puoi guardare queste mie risorse: test dipendenza da social e test dipendenza da videogiochi.

Cerchi uno psicologo?
Mi chiamo Simone Zamboni e sono uno psicologo clinico. Ricevo a Brescia e online.